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Pelikan Souverän M800 Stresemann
- Giulio Fabricatore
- Stilografiche
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Breve nota storica
La Pelikan (nel suo sito ufficiale) orgogliosamente informa (anno 2018):
L’ultima new entry della collezione Souverän® ha eleganti finiture in antracite: è la penna stilografica “Stresemann”, in onore del ministro estero della Repubblica di Weimar, Gustav Stresemann.
Sembra perciò opportuno ricordare che Gustav Stresemann, convinto nazional-liberale, fu, per un breve periodo, nel 1923, cancelliere del Reich (Repubblica di Weimar) e, dal 1923 fino alla sua morte prematura, rimase ministro degli esteri. Per il suo impegno per la riappacificazione, nel 1926Stresemann ricevette, insieme al suo omologo francese Aristide Briant, il premio Nobel per la Pace; nel 1928 fu anche insignito di una laurea ad honorem dalla prestigiosa università di Heidelberg.
Colpito duramente a livello di salute già dal 1928 a causa dei pesanti impegni di governo, il 3 ottobre 1929 Stresemann morì per le conseguenze di un infarto. Con Stresemann la Repubblica di Weimar perse uno dei suoi uomini politici più capaci e, secondo un’opinione comune, il suo unico vero statista. La morte di Stresemann e un’incipiente grave crisi economica segnarono nell’ottobre del 1929 l’inizio della fine per la Repubblica di Weimar, preludio all’avvento del Terzo Reich e di Hitler!
Forma ed estetica
Non è difficile immaginare, nella sua ufficialità, il personaggio politico che questa penna, in qualche modo, ricorda. Indossava il tight, quasi come un’uniforme da lavoro: sotto la giacca nera i pantaloni di lana grigia nei vari toni, rigati di nero, grigio e bianco, di taglio classico, piuttosto dritto e rigorosamente senza il risvolto in fondo. Costretto dal contesto formale a questa “mise”, Stresemann divenne famoso anche per aver ideato una variante del tight che, pur rispettosa dei canoni, risultasse più confortevole, più adatta, insomma, all’uso quotidiano nel lavoro d’ufficio. In breve tempo si identificarono col suo nome sia questa variante “comoda” del tight sia le penne stilografiche a strisce che all’epoca la Pelikan cominciava ad introdurre.
Questa penna ripropone proprio questa famosa “mise”, caratterizzata da una eleganza estremamente formale, quasi severa, che nulla concede a mode passeggere o tic del momento.
La Pelikan, nelle note riportate sul suo sito ufficiale, orgogliosamente puntualizza:
Il fusto con le sue strisce antracite è realizzato in acetato di cellulosa mentre per i pezzi neri, finemente torniti, è stata utilizzata una resina di alta qualità. La clip e gli anelli sono rifiniti in palladio. Il pennino è realizzato con oro 18 carati, completamente rodiato per ottenere una lucentezza argentata. Ogni singolo strumento di scrittura è montato a mano e accuratamente ispezionato per soddisfare i più rigidi criteri di controllo.
Chi acquista questa penna, perciò, lo fa perché viene conquistato dalle peculiarità di uno strumento di scrittura che si caratterizza per un fascino fuori del tempo. Se poi si conoscono già le caratteristiche comuni alla linea Souverän, allora si sa già di poter contare su perogative esclusive direttamente ed efficacemente finalizzate ad una capacità di scrittura affidabile e gratificante. Come già accennato, l’aspetto complessivo può essere caratterizzato come estremamente sobrio o severo. Tra le pochissime “concessioni” si possono citare i due sottili anelli metallici che marcano la separazione tra il fusto, a righe, e il fondello, nero, deputato alla manovra dello stantuffo di caricamento del serbatoio. Altri due anelli, di larghezza apprezzabilmente diversa, sono a ridosso dell’imboccatura del cappuccio: quello inferiore, più largo, ospita anche l’incisione PELIKAN SOUVERÄN - GERMANY, realizzata con un lettering semplice, chiaro ed elegante. Un ultimo, sottile anelletto metallico è posto al termine della sezione, subito a ridosso del pennino. In cima al cappuccio trova posto l’ormai tradizionale anello metallico, a supporto della clip, sormontato dal bottone decorativo la cui superficie superiore, bombata, è decorata con il logo della casa, il pellicano che imbocca un piccolo: i 3-4 “piccoli” del logo di tanti anni fa si sono via via ridotti a due e, infine a uno solo: un lungo percorso verso l’essenzialità del concetto!
Tutti gli elementi metallici (compresso il pennino e la clip) sono “bianchi” per effetto di un rivestitimento al palladio: solo il pennino è trattato al rodio, che garantisce una migliore resistenza.
La clip ha l’aspetto ampiamente consolidato nei decenni: ripete l’andamento di un becco di pellicano, con la curvatura finale verso l’esterno, intesa ad agevolare l’aggancio della penna a qualunque tipo di tessuto. Anche qui nessuna innovazione: in questo tipo di “attrezzo” la casa tedesca preferisce riconfermare e ribadire senza pretendere di stupire...
Comodità d’uso
Le dimensioni (lunghezza e diametri, del fusto e della sezione) sono tali da consentire una presa sicura e comoda anche a chi ha la mano relativamente grande, senza alcuna necessità di tenere il cappuccio calzato. La penna è perfettamente baricentrata e promette sedute di scrittura anche lunghe
senza alcuna fatica. Il cappuccio si toglie con una rotazione di poco meno di un giro completo: ottima notizia per coloro che usano la penna ad intermittenza, con frequenti apri-e-chiudi. Come c’era da aspettarsi, le filettature, sul fusto e all’interno del cappuccio, sono realizzate in maniera ineccepibile e assicurano un funzionamento privo di giochi o incertezze. Le cuspidi della filettatura sul fusto, a ridosso della sezione, non procurano alcun disturbo.
La clip è abbastanza elastica senza essere cedevole: la forma particolare (ben collaudata nei decenni) semplifica ed agevola un aggancio sicuro su quasi tutti i tessuti più comuni.
Come orgogliosamente dichiarato dalla stessa Pelikan, la M800 è dotata di un intelligente e (soprattutto) efficiente sistema di caricamento a stantuffo (una solida e precisa realizzazione in ottone, condiviso solo dalla M1000) con “movimento differenziale a mandrino”, che consente azionamenti più rapidi rispetto agli stantuffi ordinari. Brevettato nel 1923 dall’ingegnere ungherese Theodor Kovacs, il brevetto fu acquistato dalla Pelikan nel 1925 e il pistone fu installato per la prima volta nel 1927. Il funzionamento è precis ed efficace durante l’aspirazione di circa 1,35 ml, una capacità decisamente inusuale, sicuramente tra le maggiori in assoluto fra le penne a stantuffo.
Quando si parla di durata nel tempo di questo pistone non posso fare a meno di pensare alla mia vecchia Pelikan (forse una M481?...) con un raro pennino HEF 12 carati: acquistata negli anni ‘70 (o ‘80?...) funziona ancora perfettamente e senza alcuna particolare manutenzione!
Un vantaggio davvero poco comune è quello di poter estrarre il pistone agendo sul dado che diventa visibile/accessibile svitando completamente il fondello, come per espellere del tutto l’inchiostro. Da notare che la Pelikan, forse per ragioni banalmente “precauzionali”, non fornisce la sottile chiavetta che consenta lo smontaggio e l’estrazione del pistone: i pasticcioni potrebbero fare un po’ di danni!
I più audaci (ed esperti) potranno, invece, cimentarsi nell’operazione utilizzando la chiavetta a corredo delle TWSBI VAC 700 o Diamond 580. In caso di dubbi consiglio vivamente di chiedere ad un esperto o, almeno, di dare un’occhiata ai video dedicati all’argomento presenti sul web: molto semplice e chiaro (anche a chi non capisce l’inglese) è quello curato dal noto e bravo Stephen BREBROWN [https://www.youtube.com/watch?v=RpdsOssLUn4].
Ancora più semplice è l’asportazione dell’intero gruppo pennino, che, per pulizia o sostituzione, può essere semplicemente svitato in blocco dalla sezione: in tal modo, per eventuali interventi, risulta anche accessibile la parte inferiore interna del fusto-serbatoio.
Questa opzione costituisce di certo una gran comodità, che consente, tra l’altro, di cambiare pennino quasi al volo. Unico ostacolo ad un uso disinvolto di questa “comodità” è, ahimé, il prezzo: un gruppo pennino per questa penna costa dai 200 euro in su!
Un vero pezzo di bravura è la resina del fusto (in acetato di cellulosa), con l’alternanza di righe opache e righe trasparenti; valutazioni stilistiche a parte, la consistenza particolare di queste righe offre i vantaggi di una “ink window” non limitata alla solita piccola finestrella ma estesa all’intera “corsa” dello stantuffo: i più ansiosi saranno certamente appagati dal poter seguire il movimento del pistone e il livello dell’inchiostro ...quasi goccia per goccia.
Un unico (limitato) inconveniente: occorre disporre di una adeguata illuminazione posteriore per poter osservare con un buon margine di certezza il livello dell’inchiostro; d’altra parte occorre riconoscere che questa scelta evita di interferire con l’elegante sviluppo delle strisce longitudinali.
Evidenziato dal rettangolo rosso, il dado che consente l’estrazione completa del pistone per eventuali operazioni di pulizia e lubrificazone straordinarie: i maldestri ne stiano alla larga!
Il gruppo alimentatore-pennino può essere asportato semplicemente svitandolo dalla sezione.
Molto apprezzata la possibilità di visualizzare l’intero spazio disponibile per l’inchiostro: richiede solo una adeguata illuminazione posteriore, come quella utilizzata per realizzare questa immagine.
Il gruppo pennino
Insieme all’originale meccanismo dello stantuffo, il pennino rappresenta certamente il punto di forza di questa penna. Di estrema eleganza nella sua argentea veste rodiata, può vantare un decoro costituito da sottili volute, una delle quali abbraccia e racchiude il foro di sfiato, circolare, sotto il quale sono incisi: il solito logo della casa, il titolo dell’oro (18 carati) e la lettera indicante la larghezza del pennino, <F>, in questo caso. Degna di segnalazione la grande precisione con la quale sono realizzate le incisioni e l’estrema sobrietà del lettering impiegato (mi ricorda un pò quello del disegno tecnico di quando ero studente...). L’insieme comunica un’impressione complessiva di solido buon gusto: complimenti!
Ma veniamo all’utilizzazione effettiva. Per la prova di scrittura ho caricato questa penna con l’affascinante Diamine Asa Blue, dalle straordinarie affinità (appena più scuro) con il prestigioso Konpeki (= azzurro) della Iroshizuku. Il supporto è quello ormai solito: puntinato Fabriano Ecoqua.
La prima cosa che mette conto riferire è che questa penna scrive bene “da subito” (right out of the box! come dicono i nostri amici anglofoni): nessuna incertezza, niente false partenze o salti. La traccia è continua e assolutamente regolare: la corsa sulla carta è scorrevole sempre, accompagnata da un feedback da modesto a nullo, anche quando si tracciano lunghe linee veloci: davvero un piacere!
Ascolto e leggo sporadiche critiche su pennini Pelikan non perfettamente in ordine e bisognosi di una “sistemata”: in mancanza di dati statistici attendibili e aggiornati sull’argomento, sono comunque disposto ad ammettere di essere stato davvero fortunato e soddisfatto. La pressione richiesta è quasi trascurabile: la penna scrive perfettamente anche sotto il suo solo, modesto peso: una vera gioia per coloro (me compreso...) che (essendosi completamente disintossicati dalla penna a sfera) amano scrivere con mano leggera, garanzia di sedute di scrittura, anche lunghissime, senza fatica o stress.
E, a proposito di pressione, sento di dover avvertire coloro che associano (erroneamente) il metallo prezioso alla “elasticità”: sono destinati a rimanere delusi dalla relativa rigidezza di questo pennino. Una variazione significativa di pressione produce solo modeste variazioni del tratto. Bisogna anzi fare attenzione a non eccedere, superando la soglia di elasticità di questo pennino: l’oro non è acciaio e, superata la fatidica soglia, si rischia seriamente di finire in “zona di deformazioni plastiche” con una modifica permanente e indesiderata dei rebbȋ, un vero peccato. Meglio considerarlo e trattarlo come un pennino a larghezza “fissa”. A tal proposito la prova di scrittura ha evidenziato come il tratto ‘F’ di questa Pelikan è quasi più abbondante di un onesto, comune <M> giapponese, come era in larga parte prevedibile. Il confronto con altre penne conferma questa peculiarità del pennino della M800 in prova: il tratto prodotto è decisamente più largo anche di quello prodotto dal pennino <M> della Platinum #3776 Century!
Facendo “di necessità virtù” si può osservare,tuttavia, che è proprio la particolare generosità del complesso alimentatore-pennino a consentire di apprezzare il bellissimo “shading” dell’Asa blue Diamine: un tratto più sottile (cioè più rigorosamente aderente all’etichetta <F>) avrebbe reso impossibile questo risultato. Resta solo da vedere se questo comportamento possa essere gradito a tutti gli utenti: certamente gli appassionati dell’ultrasottile avanzeranno più di una riserva... Personalmente devo ammettere di essere rimasto conquistato dalla gradevole regolarità di questo pennino, al punto da perdonare del tutto qualche “eccesso”: è, in assoluto, uno dei pennini più piacevoli nei quali mi sia mai imbattuto e mi sentirei seriamente imbarazzato già solo a pensare di cambiarlo, anche a prescindere dal costo non trascurabile!
D’altra parte, ripetendo una quasi ovvietà, questo caso conferma la quasi totale arbitrarietà delle sigle identificative dei pennini, con l’allegra confusione fra occidente e oriente, fra produttori diversi e fra esemplari diversi, ma con la stessa sigla, in dotazione alla stessa penna (ohibò!): gli ansiosi faranno bene ad attenersi all’unica regola possibile, quella di provare (ove possibile) lo specifico esemplare e giudicare in base ai propri gusti.
In fondo il rigore “millimetrico” appartiene, per il momento, al solo disegno tecnico, che, però, ormai lavora con i CAD! La scrittura a pennino rovesciato (reverse writing) produce un tratto apprezzabilmente più sottile, non penalizzato, una volta tanto, da un aumento avvertibile del feedback, ciò che consente di prevedere una utilizzazione frequente e gradevole di questa modalità operativa: così gli amanti dell’ultrasottile saranno accontentati, almeno in parte...
Come si è già accennato prima, la possibilità di svitare l’intero gruppo alimentatore-pennino rende semplice e veloce qualunque intervento si renda necessario, da una pulizia approfondita (eventualmente in un bagno a ultrasuoni) fino a un intervento di fine tuning o di definitiva sostituzione del gruppo di scrittura. Racchiudendo in una sintesi estrema l’esperienza vissuta (ormai da mesi) con questa Pelikan, posso solo dire che si è trattato di un rapporto molto piacevole e gratificante con uno strumento di scrittura che arricchisce e nobilita la semplice ergonomia con una veste di raffinata eleganza, a complemento di prestazioni che offrono rassicurante supporto a chi usa la penna per il proprio lavoro quotidiano. Il tono di ricercato understatement della cifra stilistica complessiva consente di mantenere una preziosa riservatezza, che farà passare quasi inosservata questa penna, almeno all’occhio meno avveduto. Penne molto più costose non sono in grado di offrire tanto: al prezzo di crca 400 euro (quotazione Goldpen) è davvero difficile chiedere di più.
Buona scrittura. Buon divertimento.
[maggio 2018]
Il confronto tra la Pekikan M800 (in basso), la piccola Pelikan M205 (al centro) e la Lamy Vista evidenzia una sostanziale equivalenza dimensionale con la pratica Lamy, un’equivalenza che si conserva anche senza cappuccio: la M800 non è certamente una penna enorme.
PROVA DI SCRITTURA PELIKAN Souverän M800 Stresemann <F>
Inchiostro: Diamine Asa blue Carta: Puntinato FABRIANO Ecoqua
NB: il righello che compare nella scansione del foglio ha lo scopo di consentire una valutazine dimensionalmente corretta dei risultati (spessori), falsati da una riproduzione che non sia in scala 1:1.