Noodler’s 14005 Konrad Clear Demo
- Giulio Fabricatore
- Stilografiche
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Premessa
Ho acquistato questa penna a poco più di 25 € (prezzo Goldpen) con intenzioni vagamente “sperimentali”, quasi a verificare che cosa potesse offrire un attrezzo di scrittura dal costo così esiguo. La riflessione che si impone, però, quasi immediata, è che le eccellenti e collaudatissime Lamy Safari costano anche meno e costano ancora meno numerose penne cinesi dalle prestazioni di assoluto rispetto. Ovvia e giustificata, perciò, la curiosità con la quale mi sono accinto a fare questa prova.
Forma ed estetica
Ad indurmi a scegliere proprio questo modello è stata la mia inclinazione verso i modelli “demo” totalmente trasparenti, che offrono la possibilità di controllare, a colpo d’occhio, il livello di inchiostro, godendo, al tempo stesso, delle proprietà cromatiche eventualmente offerte dall’inchiostro. Il pennino flex e il caricamento a stantuffo costituiscono, inoltre, un inaspettato e gradito bonus.
Ma andiamo con ordine.
Il materiale costruttivo, comune a tutte le penne Noodler’s, una resina di origine vegetale (viva l’ecologia!...) , è all’origine del caratteristico odore che emanano, non a tutti gradito: devo confessare che a me non dispiace, per quanto strano e inusuale possa apparire. Coloro che proprio non sopportano questa “intonazione olfattiva” sono avvertiti: dopo diversi mesi di “arieggiamento” l’odore è restato inalterato e persistente.
La forma della Konrad è quella classica “a sigaro”: un cilindro solo leggermente rastremato e arrotondato alle due estremità.
Il cappuccio, abbellito all’imboccatura dall’unico decoro presente, una fascetta metallica lucida, termina in alto con un bottone avvitato che fissa in posizione la clip, in metallo lucido stampato, semplice ma non del tutto banale, con la sua “goccia” finale, intesa a contribuire ad una più efficace ritenuta.
Dal lato opposto, il fusto termina con un coperchietto filettato che, una volta svitato, consente di accedere all’alberino di comando del sistema di caricamento a pistone, decisamente inconsueto per una penna di questa categoria “merceologica”.
Tutta la penna è di una totale assoluta trasparenza, che consente un accesso visivo a tutti gli elementi costitutivi e funzionali: perfettamete visibile anche la coda del pennino, nel suo innesto nella sezione, sopra l’alimentatore; altrettanto visibile il sistema di azionamento del pistoncino, con gli intriganti sviluppi a spirale.
La quasi perfetta trasparenza del cappuccio conserva la completa visibilità del pennino e dell’alimentatore anche a penna chiusa: decisamente interessante! Rimane così confermata la mia sensazione di aver scelto il modello giusto che mi lascia appagare la curiosità di guardare “dentro” ed apprezzare, tra l’altro, il fatto che lo stantuffo può contare su un doppio o-ring, a garantire una adeguata tenuta nei confronti del rischio di perdite.
Come ci insegnano altre, numerose, esperienze, l’aspetto minimalista e l’estetica essenziale non dovrebbero condizionare la valutazione sostanziale su questo “attrezzo” di scrittura: bisogna valutarlo alla prova su strada...
Comodità d’uso
Le dimensioni (lunghezza e diametro) di questa penna la rendono adatta ad un uso comodo anche senza cappuccio calzato: chiusa risulta piuttosto compatta ma senza cappuccio rivela una lunghezza solo di poco inferiore rispetto alla solita Lamy Safari presa come abituale riferimento: proprio soddisfacente.
Il peso modestissimo (anche a cappuccio calzato) evita qualunque stress, anche in lunghe sedute di scrittura. La sezione, leggermente rastremata, si sviluppa per una lunghezza piuttosto ridotta, costringendo l’indice a sfiorare (senza eccessivo disturbo) la filettatura per la chiusura del cappuccio, realizzata, peraltro, in maniera piuttosto accurata, tale da garantire un impegno sicuro e privo di giochi apprezzabili.
Il cappuccio si sgancia dopo un giro e tre quarti circa: una escursione non proprio trascurabile ma neanche tale da penalizzare troppo i cosidetti scrittori a intermittenza, quelli che scrivono con un apri-echiudi continuo. A dispetto delle piccole dimensioni della penna, il serbatoio contiene ben 1,1 ml circa.
La clip è piuttosto elastica e consente un aggancio rapido e sicuro su un’ampia varietà di tessuti.
L’utilizzazione quotidiana viene incoraggiata (e premiata) da una impressione complessiva di onesta affidabilità.
Gruppo pennino
Questa penna è corredata da un pennino in acciaio che dovrebbe possedere caratteristiche “flex”. Visivamente si caratterizza per un’estetica di sobria essenzialità: priva di qualsiasi pur semplice decoro (viva il sano understatement!...) , la lucida superficie ospita solo due scritte, NOODLER’S e INK CO, poste, rispettivamente, sopra e sotto il taglio che, in mancanza del foro di sfiato, percorre l’intero pennino dalla punta alla zona di innesto nella sezione, sopra l’alimentatore: la lunghezza inusuale del taglio dovrebbe costituire premessa atta a garantire le dichiarate caratteristiche di flessibilità.
Ho caricato questa penna con il collaudato, affascinante Diamine Red Dragon, dal rosso profondo e un po’ misterioso.
La prova di scrittura si è svolta sul solito puntinato Fabriano Ecoqua.
I primi tratti tracciati sembravano indicare un comportamento di lodevole regolarità ma questa prima impressione è stata quasi subito vanificata da un serio inconveniente: esaurite le poche gocce di inchiostro assunte in fase di riempimento, l’alimentatore è restato quasi subito a secco: qualunque tentativo, qualunque insistenza ulteriore ha avuto come unico risultato un’incisione lasciata sul foglio da un pennino assolutamente e desolatamente asciutto.
Ho provato a scaricare e ricaricare la penna un paio di volte, sempre con lo stesso deludente esito.
A questo punto si imponeva un deciso cambio di strategia: ho allora afferrato il gruppo penninoalimentatore e, senza sforzo eccessivo, l’ho estratto dalla sezione per sottoporre l’alimentatore ad un trattamento di pulizia radicale, con detersivo energico e uno spazzolino da denti commutato ad altra funzione, al fedele servizio di penne riottose.
La fase di asciugatura è stata seguita dal (piuttosto semplice) rimontaggio del tutto. Dopo aver ricaricato la penna ho potuto finalmente godere del frutto di un piccolo intervento rivelatosi decisivo: un comportamento del tutto regolare e costante.
Ho potuto così verificare che questa penna scrive proprio bene: pur priva delle “medaglie” di un esemplare blasonato e costoso, segna il foglio con un tratto scorrevole che rende facile e gradevole la scrittura.
L’alimentatore, una volta rimesso in riga, ha fornito una inchiostrazione tendenzialmente generosa, sempre perfettamente adeguata, anche nel caso di una scrittura con mano leggerissima, con la totale assenza di false partenze o salti.
Il tratto rilasciato senza “premere” corrisponde, più o meno, a quello di un <F> nipponico appena un po’ allargato: piuttosto sottile e con un feedback abbastanza limitato, perfettamente sopportabile.
Naturalmente in tema di flessibilità ho voluto subito verificare la rispondenza del comportamento alla denominazione ufficiale della penna.
A tal proposito occorre rassegnarsi: nulla di più lontano dai pennini flex “d’epoca”, un limite comune - merita ricordarlo - anche a gruppi di scrittura notevolmente più costosi! Questo pennino, dunque, non può certamente essere impiegato per virtuosismi calligrafici: un aumento apprezzabile della pressione produrrà un allargamento della traccia piuttosto modesto, da due a tre volte quella alquanto stretta di base, con il rilascio di una buona quantità di inchiostro e la mancanza del fastidioso “railroading”, almeno finchè non si esageri con la pressione...
La scrittura a pennino invertito (reverse writing) è possibile ma non proprio confortevole: l’inchiostrazione si mantiene regolare ma il tratto, davvero sottilissimo, viene pure penalizzato da un feedback proprio fastidioso, tanto da sconsigliare un uso disinvolto e regolare di questa modalità.
In sintesi estrema: una penna divertente e funzionale dal convenientissimo rapporto qualità/prezzo. Scrive, scrive abbastanza bene, con un buon livello di affidabilità e difetti complessivamente limitati e ben sopportabili; insomma un incentivo credibile per chi voglia avvicinarsi in maniera poco dolorosa al mondo della stilografica. Occorre solo sottolineare che delle pur limitate doti di flessibilità del pennino potranno avvalersi davvero solo gli utenti con mano più esperta e sensibile. Ma questo non è certamente da annoverare tra le caratteristiche realmente negative: i meno esperti e i neofiti assoluti avranno margine per sentirsi liberi di sperimentare le possibilità dell’attrezzo ...a poco prezzo!
Buona scrittura. Buon divertimento.
[gennaio 2019]
Il confronto della Noodler’s Konrad (in basso) con la piccola Pelikan M205 (al centro) e la Lamy Safari (in alto) conferma le dimensioni “medio-piccole” della Konrad. Senza cappuccio, tuttavia, la Konrad guadagna qualche punto: appare appena un po’ più corta della Safari, assunta ormai a riferimento di fatto.
PROVA DI SCRITTURA
Noodler’s KONRAD <Flex>
Inchiostro: Diamine Red Dragon Carta: Puntinato FABRIANO Ecoqua
NB: il righello che compare nella scansione del foglio ha lo scopo di consentire una valutazione dimensionalmente corretta dei risultati (spessori), falsati da una riproduzione che non sia in scala 1:1.