TWSBI Diamond 580 AL
- Giulio Fabricatore
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Confezione e accessori
Come si vede dalle immagini, la Diamond 580 AL viene fornita in una scatola di plastica piuttosto robusta, dove la penna viene tenuta saldamente in posizione da due fermi di plexiglass trasparente. Questa scatola è, a sua volta, inserita in una robusta scatola di cartone dove risulta completamente circondata da gommaspugna ad alta densità: un packaging molto razionale, quasi a prova di tutto. La vera sorpresa si trova, però, nello spazio ricavato nella parte inferiore della scatola, ove vengono ospitati: una sottile chiave inglese (destinata a consentire lo smontaggio completo del pistone di caricamento) e una boccetta di olio siliconico (col quale umettare la parte in gomma del pistone dopo una pulizia straordinaria). Mancano i due o-ring di ricambio forniti a corredo della VAC 700. Una dotazione certamente poco convenzionale, soprattutto se si considera che si tratta di una penna dal prezzo di circa 80 euro! Un piccolo, ma apprezzato, “bonus” offerto da questa dotazione: la chiavetta è perfetta per la rimozione del pistone delle Pelikan Souverän (!!!) o, ancora, della Pilot Custom 823.
Forma ed estetica
La TWSBI ci tiene molto a rassicurare i suoi clienti ribadendo che il materiale costruttivo di questa penna non una qualunque “...plastica economica, ma un policarbonato con doti di elevata resistenza meccanica, perfetta e duratura trasparenza. Un trattamento superficiale a caldo fornisce una sorta di gusco superficiale particolarmente resistente a graffi e scalfitture”. Il “diamond” della denominazione si giustifica per la superficie sfaccettata del fusto, che dovrebbe richiamare quella del diamante tagliato.
La perfetta trasparenza del fusto e del cappuccio consentono di classificare questa penna come una vera “demonstrator” (che a me piace tanto!), che lascia apprezzare colore e quantità di inchiostro ospitato nel capace serbatoio. Il pennino è parzialmente nascosto da una sorta di controcappuccio semitrasparente che dovrebbe avere la funzione di sigillare (almeno in parte) il gruppo pennino a prevenire una essiccazione precoce dell’inchiostro.
Chi ha seguito l’evoluzione di questo modello avrà certamente memoria delle diverse versioni, ciascuna caratterizzato da una sigla numerica crescente (530, 540, ...), fino ad arrivare all’attuale 580.
Ma la vera innovazione rispetto ai modelli precedenti è nella piccola aggiunta delle due lettere AL, che sta a ricordare come si sia scelto di realizzare in alluminio (non più nello stesso policarbonato) la parte esterna della sezione e la parte superiore interna del fusto, quella che ospita il meccanismo di movimentazione dello stantuffo per il caricamento dell’inchiostro.
La TWSBI sembra, così, aver voluto tener conto di osservazioni (e proteste) di quanti lamentavano fessurazioni soprattutto alla sezione. Considerazioni estetiche a parte, l’alluminio contribuisce certamente a rendere la penna più robusta ed affidabile.
Una piccola “ciliegina sulla torta” è rappresentata dall’opzione cromatica associata alla versione AL. Il vecchio Ford, a proposito delle sue prime autovetture prodotte in serie, dichiarava (tra il serio e il faceto) :”Il cliente può scegliere l’automobile del colore che preferisce...purché sia nero!”.
La TWSBI offre, invece, una gamma cromatica di gradevolissime tinte pastello. Quella di cui mi occupo è la versione “turquoise” (a me, però, sembra piuttosto un’acquamarina piuttosto delicata), che, se non mi sbaglio, è resa disponibile in “edizione limitata”.
L’aspetto complessivo è molto sobrio e di grande equilibrio: una realizzazione che proclama in maniera evidente la propria solidità senza rinunciare ai canoni del buon gusto.
L’alternanza fra la perfetta trasparenza del policarbonato e la tenue colorazione dell’alluminio viene, per così dire, modulata dai pochi elementi lucidi cromati: un anello al termine della sezione, la clip e una fascia piuttosto larga all’imboccatura del cappuccio, sulla quale trovano posto alcune scritte (sempre utili): sotta la clip l’incisione recita semplicemente TWSBI, mentre sulla parte opposta (su tre righe diverse) troviamo il nome del modello, DIAMOND, la sigla 580 e, più in basso, TAIWAN.
Non loderò mai abbastanza la sana abitudine di fornire una penna (qualunque penna!...) dei dati identificativi: mi sembra un’apprezzabile attenzione per il proprietario che, dopo un po’ di anni, rischia di non ricordarsi più neanche il nome del modello.
La clip (semplice ed elegante) è fissata ad un’anello cromato alla sommità del cappuccio, ornata dal solito riuscito logo della casa, sul solito vivace fondo rosso.
Il fondello ha un parte esterna (in policarbonato trasparente, come tutto il resto) dotata di corte scanalature intese ad agevolare la rotazione del pomolo di comando dello stantuffo, posto all’interno e realizzato nello stesso alluminio colorato.
L’insieme comunica un’aria di confortante robustezza, gradevolmente confermata da un periodo d’uso ragionevolmente lungo (sei mesi e più).
Comodità d’uso
Prima d’ogni altra considerazione credo sia il caso di riportare (con una traduzione sperabilmente accurata) la raccomandazione che il tecnico TWSBI Philp Wang rivolgeva (già nel settembre 2014) agli acquirenti della 580 AL come aggiornamento alla guida d’uso:
“Salve a tutti, sappiamo che c’è l’abitudine di prendere la penna e sottoporla ad un accurato lavaggio preliminare. Nel caso della 580 AL, tuttavia, noi applichiamo un grasso speciale intorno alle parti in alluminio per garantire un funzionamento più “scorrevole”. Si prega di NON asportare questo grasso con la pulizia. Contrariamente alla credenza popolare, un cambiamento di colori per la penna non richiede uno smontaggio e una pulizia della parte terminale posteriore.”
Fatta questa imprescindibile premessa, occorre dire che la penna si segnala per una notevole praticità d’uso, che ha la propria “apoteosi” nella possibilità di smontaggio e manutenzione dello stantuffo. Mi permetto di ricordare agli smanettoni compulsivi che l’operazione non deve essere compiuta ad ogni cambio di inchiostro ma solo di tanto in tanto, come intervento straordinario, decisamente interdetto ai maldestri!....
Forma e dimensioni (lunghezza e diametro) sono tali da consentire una impugnatura comoda e sicura quasi per ogni mano senza la necessità di tenere il “cappuccio calzato”. La superficie sfaccettata del fusto (da cui il nome “diamond”) risulta utile ad evitare rotolamenti inopportuni sul piano di scrittura. La sezione, costituita dall’alluminio colorato di cui alla sigla, è davvero comoda: solo un mano particolarmente sudata (ahi, ahi!) potrà trovarla scivolosa.
La filettatura di chiusura del cappuccio (non dà il minimo fastidio all’impugnatura) è precisa e priva di incertezze e giochi: consente l’apertura in poco più di un giro completo; una caratteristica molto apprezzata da chi è costretto a un continuo apri-e-chiudi (una comodità che ho potuto sperimentare di persona durante interminabili sedute di esami...).
La possibilità di svitare al volo il gruppo pennino-alimentatore dalla sezione rappresenta una apprezzata comodità: con una spesa complessivamente ragionevole (intorno ai 23 euro) si può cambiare in un attimo la personalità della penna cambiando semplicemente pennino: basta svitare il vecchio gruppo e riavvitare il nuovo, un’operazione che si può tranquillamente eseguire anche a serbatoio pieno (facendo solo attenzione a tenere la penna in verticale).
La clip è robusta, tendenzialmente un po’ rigida, ma consente di infilare e sfilare la penna piuttosto agevolmente da un’ampia varietà di taschini (cotone, lana ecc.).
Nel complesso si può valutare molto positivamente lo sforzo della TWSBI per venire incontro alle più comuni esigenze d’uso dell’utente: la si direbe dotata di una adeguata “ergonomia”.
Il gruppo pennino
Il pennino in acciaio è improntato ad una estrema sobrietà stilistica: a parte un leggero decoro con alcune piccole volute, la superficie superiore è occupata dal caratteristico logo della casa, dal nome dell’azienda e dall’indicazione della larghezza del pennino, un <F> in questo caso. Per la prova di scritura ho mantenuto nella penna l’inchiostro che ormai uso da mesi: il Diamine “Oxblood” (sangue di bue), di un bellissimo rosso scuro, che sono riuscito ad imporre anche ai burocrati un po’ retrivi destinatari dei miei verbali: viva il colore! Scorrevvolezza e lubrificazione sono ai livelli soliti della Diamine.
Il supporto di scrittura è il solito puntinato Fabriano Ecoqua (non impazzisco per le carte patinate): un’ottima accoppiata.
Basta scrivere appena un po’ per rendersi conto che si tratta di un pennino inguaribilmente rigido: inutile provare ad allargare il tratto aumentando la pressione, lo sforzo non sarebbe coronato da alcun apprezzabile risultato. Meglio rassegnarsi: sono altri i pennini a tratto variabile (penso al pregevole <SM> che correda la Pilot Falcon, ma siamo su un altro pianeta!).
Questo pennino <F> fa onore alla tradizione della sua area di origine: si comporta come un onesto <EF> europeo, e, guardando attentamente le linee a confronto nella prova di scrittura, si vede che è addiritura più sottile dell’ <EF> della mia Pelikan M1000. Nonostante il tratto sottile, fin dal primo momento (out of the box) il comportamento è sempre stato lodevolmente regolare: niente salti o false partenze e sempre grande scorrevolezza.
L’alimentatore sembra svolgere il suo compito in maniera ineccepibile. Anche sulla normale (e sostanzialmente scadente) carta per fotocopie il feedback è presente ma tutt’altro che spiacevole; sulla Ecoqua va davvero molto bene ma su una carta “più patinata” (come una Rhodia) questo pennino può tranquillamente “volare”.
Il reverse writing produce un tratto decisamente più sottile ma è penalizzato da un feedback proprio fastidioso: una condizione operativa da riservare a casi di necessità assoluta e per brevi periodi (peccato: il tratto è proprio “bello”!). Date le caratteristiche direi che si può tranquillamente scegliere un <M> o un <B>, magari riservandosi l’opzione di acquisire tre larghezze diverse (le solite <F>, <M> e <B>, ovviamente) per poter disporre di tre “personalità” difficilmente questionabili. È vero che comprarsi due pennini supplementari (a circa 45 euro) per una penna che ne costa circa 80 può sembrare un lusso sproporzionato. Il vero (giustificato) lusso, però, è nella possibilità di rendere estremamente flessibile una penna che presenta caratteristiche davvero notevoli, con un rapporto qualità/prezzo di tutto rispetto.
TWSBI ha ancora una volta centrato l’obiettivo: rendere disponibile a 80 euro una penna a pistone solida, affidabile, gradevole e facilmente manutenibile.
Una lunga prova di utilizzo (durata mesi) sempre col mio fidato Diamine Oxblood, ha confermato definitivamente le impressioni positive di partenza.
Devo ammettere che questa penna mi suscita un’istintiva simpatia, che si rafforza ogni volta che scrivo e, tra una parola e l’altra, posso distrarmi sbirciando attraverso la perfetta trasparenza del suo fusto in policarbonato, per ammirare le tonalità del mio amato inchiostro: viva le penne demo!
Buona scrittura. Buon divertimento!
La TWSBI Diamond 580 AL (in basso) a confronto con la piccola Pelikan M205 (al centro) e la Lamy Al-Star (in alto). La TWSBI chiusa risulta di qualche millimetro più lunga della Lamy, un vantaggio che conserva anche senza cappuccio.
PROVA DI SCRITTURA
TWSBI Diamond 580 AL “Turquoise” <F>
Inchiostro: Diamine Oxblood Carta: Puntinato FABRIANO Ecoqua
NB: il righello che compare nella scansione del foglio ha lo scopo di consentire una valutazine dimensionalmente corretta dei risultati (spessori), falsati da una riproduzione che non sia in scala 1:1.
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