Nella penna a stantuffo, il sistema di caricamento e’ integrato nel corpo della penna, mentre la penna a converter si carica tramite cartuccia o un dispositivo, detto converter, che permette di aspirare l’inchiostro dal flacone come una penna a stantuffo. La penna a converter può essere più comoda per chi viaggia. 

Va detto, però, che esistono anche svantaggi. Il primo e’ che un converter contiene all’incirca la quantità d’inchiostro di una cartuccia, quindi molto meno di una penna a stantuffo. Il secondo svantaggio e’ che, difficilmente, una penna a cartuccia/converter scrive bene come una penna a stantuffo; spesso, infatti, ha un flusso d’inchiostro più magro e tende a non scrivere subito dopo essere stato in verticale nel taschino della giacca per qualche tempo. 

Ciò è dovuto al minor volume d’inchiostro in movimento rispetto a quello presente nella penna a stantuffo e a differenze progettuali quasi sempre presenti nell’alimentatore.  La penna a converter, però, oltre ad essere meno costosa al momento dell’acquisto, al confronto di una “gemella” a stantuffo, è più facile da riparare se dovesse rompersi. Se dovesse rompersi il converter, ad esempio, chiunque e’ in grado di sostituirlo; diverso e’ il discorso dell’eventuale rottura dello stantuffo che richiede sempre manodopera qualificata. 

In sintesi, si può dire che l’intenditore, di solito, acquista penne a stantuffo, mentre la persona pratica acquista penne a cartuccia/converter. 

Peraltro, se si usano sempre le cartucce, la penna a cartuccia/converter presenta una gestione più costosa in quanto, a parità d’inchiostro, le cartucce hanno un costo più alto del flacone e l’inchiostro in esse contenuto si altera prima.